Uno sfregio ad Artena Il progetto del centro commerciale con parcheggio alla ex piazza di Valle Fini

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Quando è troppo è troppo. Si pensava che il progetto scriteriato di un edificio di cemento in stile "moderno", talmente ingombrante da sovrastare il Granaio Borghese, nel luogo che raccorda il borgo di Artena con la città nuova, fosse finito con la presentazione dello scorso febbraio e, ohimé, con gli oltre 42000 euro di spesa tributati allo studio di architettura Centi (si dice senza concorso, ma non mi interesso qui dell'eventuale illiceità o scorrettezza di tale procedura). In particolare un politico locale, alle mie rimostranze, mi aveva lasciato intendere che l'epilogo sarebbe stato un nulla di fatto.

Senza parlare del patrimonio paesaggistico e archeologico, Artena è divenuta negli ultimi anni un punto di riferimento internazionale per la cultura biourbanistica, il suo borgo viene amato, citato e studiato da architetti, artisti e urban planner di mezzo pianeta. Il libro Biourban acupuncture from Trasure Hill to Artena del premio europeo per l'architettura il finlandese Marco Casagrande - che ad Artena è venuto a insegnare la scorsa estate - è stato presentato al MAK di Vienna ed è divenuto un manifesto culturale. La ISB diffonde l'immagine di Artena in convegni internazionali, come la convention EDRA di Providence, o lo ECC di Berlino. Ma ancora abbiamo proprio di fronte alla bellezza sovrana del nostro borgo simili assalti alla diligenza del territorio a base di una mentalità assurda, ignorante, cattiva. 

Non occorre essere dei cultori di landscape art o degli avversari dell'architect system per capire che un edificio di quelle dimensioni e di quelle fattezze è un disastro ambientale che si aggiunge ai già molti scempi perpetrati ai piedi di Montefortino. Aggiunge brutto al brutto, più brutto ancora del parcheggio attuale, che almeno è un luogo neutro e funzionale.

Ricordo come i miei studenti della summer school in neuroergonomics and urban design, giovani e brillanti studiosi provenienti dalle università di 11 Paesi, abbiano indipendentemente e unanimamente, senza conoscere bene la storia di Artena, "scoperto" che l'ex piazza Valle Fini è potenzialmente uno dei luoghi più emozionanti e sociali della città. Applicando la metodologia studiata durante il corso vi hanno sognato piccoli interventi a basso costo per realizzarvi un teatro all'aperto, un mercato, un luogo d'incontro... in pratica vi hanno sognato quello che abbiamo scoperto essere già stato, e che questo progetto desidera cancellare per sempre, schiacciando sotto tonnellate di cemento anche la possibilità più remota di restituire alla piazza, esaltandola, la sua funzione sociale. In nome di un maledetto centro commerciale che non rappresenta nemmeno una statua al profitto, se non di qualche speculatore, ma la sicura rovina dei piccoli commercianti che ancora resistono in città. E la rovina dei piccoli commercianti che resistono in città è la rovina della città, non solo economica, ma relazionale. Una città senza negozi, e con un unico o pochi centri commerciali è una città più povera e con più traffico, meno sicura, con meno persone che passeggiano, con meno bellezza e meno gioia. Invece di aiutare il commercio reale, invece di tentare di sviluppare turismo, piccola imprenditoria, artigianato, immagine, e soprattutto un sistema socio-economico locale come sta realizzando lentamente e senza un soldo pubblico il Progetto Artena, si buttano risorse territoriali, bellezza, qualità della vita dei cittadini, benessere economico di chi sul territorio lavora da anni, e anche una quantità di soldi pubblici difficilmente stimabile nonostante il project financing, per un orrore che non serve a nessuno se non ai pochi che ne trarrarranno un beneficio economico diretto.

Ormai centinaia di studi dimostrano gli effetti negativi sull'economia, la società, e persino la salute pubblica di simili operazioni, ultimi scampoli di un'economia del cemento che sopravvive ancora devastando, incapace di convertirsi a quello che è il vero business del futuro d'Italia: il recupero, il riuso, la cura del patrimonio. Ma pensate soltanto al potenziale delle bellissime case e del bellissimo ambiente del centro storico. Andate a vedere cosa è successo a Favara, in Sicilia. Un business che avrebbe ricadute sociali belle, buone. Ma tale prospettiva viene calpestata da costruttori ignoranti, da politici dissennati, magari da professionisti che "si prestano" - gente che non capisce neppure più cosa sta facendo anche ai propri figli - ma anche dal disinteresse di cittadini che hanno perduto il senso dell'amore e della speranza.

Non mi interessa la gara politica locale, e non ne faccio una questione di legalità, ma di buon senso, di frutti reali per il bene di tutti. Ringrazio l'ing. Conti e Artenaonline per aver fatto propria questa battaglia giusta. Potrei aggiungere che il progetto di Valle Fini va nella direzione diametralmente opposta a quello oggettivamente buono della stradina costruita sotto l'ultima giunta per dare un ulteriore accesso al centro storico, che è il bene più pregiato di Artena. E' anche diametralmente opposta al senso positivo dell'apertura del relais Il Monaco di proprietà dell'ex sindaco, come del ristorante la Locanda del Principe, dei BB La Rupe e L'Artista, attività piccole e coraggiose che hanno portato il centro storico nei circuiti turistici internazionali e hanno cominciato un processo virtuoso e che va aiutato, perché a piccola scala, atta a fare sistema, diffusiva del suo bene.

Non so neanche chi sia realmente implicato in questa operazione disgraziata, e non m'interessa. So soltanto che si tratta di uno scempio da evitare per la città, le cui risorse tra l'altro sempre più esili, devono essere impiegate per il suo bene con un buon senso estremamente acuto e attento per far fronte ai tempi assai duri che stiamo per affrontare. Non è più una questione astratta, quella del bene della città o della progettazione urbanistica. Non è più l'interesse smodato di pochi. Ci riguarda davvero tutti, ora, e tocca la stessa possibilità di essere liberi, in condizioni economiche dignitose, e in una città che ancora dia spazio a speranza e dignità civica. L'amministrazione buona, la partecipazione responsabile, possono aiutare davvero a creare lavoro, benessere, anche felicità, agendo modestamente e con cognizione di causa.

Artena bella, alza la testa. Tu sei qui da mille anni non per caso, sei amata più di quello che credi, hai diritto alla tua bellezza e alla tua vita. Metti almeno una firma, comincia da qui.

Petizione online.

S.S.
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